IL MATTINO di PADOVA - AMICI DELLE CUCIME POPOLARI ( PADOVA)

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IL MATTINO di PADOVA

HANNO DETTO
 
 

Il Mattino di Padova 27/12/02
Via Tommaseo: solidarietà in tavola
Immigrati, poveri e senzatetto alle Cucine popolari di suor Lia
di Matteo Bosco Bortolaso


Pranzo di Natale alle Cucine popolari, con i poveri, gli immigrati e i senzatetto ospiti d'onore dell'instancabile suor Lia e della comunità di suore e volontari che operano in via Tommaseo. A tutti loro è giunto il ringraziamento del vescovo Mattiazzo, che ha rivolto un augurio ai commensali.
Si incrociano molte storie alle Cucine. Come quella Maria Dolores Maldonado e Umberto Alcina, poco più che ventenni, arrivati sette mesi fa dall'Ecuador in cerca di un futuro migliore. Spiegano loro che il vescovo è la massima autorità religiosa a Padova e la coppia chiede al prelato di aiutarli a trovare lavoro, perché devono pensare al loro piccolo Inti, un solo mese di vita, e ai due figli più grandi rimasti in patria. Mattiazzo gira per i tavoli, parla e ascolta. Racconti mirabolanti, come quello di Jesus Maria Castellazzi Velazquez, che nel giorno di Natale ha compiuto quarantasette anni: di origine venezuelana, lavorava per ditte di subappalto che sono fallite lasciandolo su una strada: adesso sopravvive lavorando in una coop.
Molto più spesso, pero, le storie di chi siede ai tavoli sono semplici e disarmanti. Tene Josue, pelle nera e berretto di lana colorato, ha 24 anni e viene dall'Africa: a chi gli chiede quale sia il suo sogno, risponde "A place to sleep", un posto dove dormire che gli eviti di trascorrere tutte le notti in stazione. Giulia, invece spiega che lei e un gruppo di donne moldave sono in Italia da un paio di mesi e stanno cercando un lavoro. Ma finora senza successo.
Gli italiani non mancano. Paolino Ranpazzo, cappellino di Babbo Natale a luci intermittenti, modi schietti e sinceri, coglie l'occasione per ringraziare pubblicamente - a nome di tutti gli ospiti del servizio di assistenza - i ragazzi della cooperativa Cosep, la signora Lidia Scapolo e dottor Panizzolo, che si prodigano ogni giorno per aiutarli.
Ma le storie non si esauriscono nelle due sale che ospitano le lunghe tavolate: continuano nelle cucine tra pentole, mestoli e fornelli. "Ho fatto per trent'anni il camionista" spiega Remigio Masiero, occhi azzurri e capelli brizzolati "e dal '91, quando sono andato in pensione, vengo qui due volte la settimana". Zita, invece, è una signora che abita a Limena, e lavora alle Cucine popolari da quattordici anni: "In passato sono stata molto malata, poi la guarigione mi ha restituito la speranza, ho ringraziato Dio e ho voluto dedicare il mio tempo alle persone che stanno peggio di me. A volte è difficile rapportarsi con loro, ma non sono problemi insormontabili".

La sua amica Maria chiarisce che le iniziative delle Cucine popolari non si fermano al vitto, ma offrono anche vestiario e l'assistenza medica di alcuni volontari è estesa alle mamme in attesa. E in cucina c'è anche don Albino Bizzotto, il leader dei Beati i costruttori di Pace

sempre in prima linea. I vassoi di metallo si susseguono; il menù prevede antipasto, bis di primi con pasticcio di carne e risotto di funghi; secondo: faraona e involtini di pollo con purè, carciofi e insalata; quindi panettone, caffè e cognac.
La signora Laura, undici anni di servizio con un impegno di tre giorni a settimana, è decisamente soddisfatta di come sta andando il pranzo: "Prima lavoravo in un ristorante e questo lavoro mi è sempre piaciuto". Una lunga fila aspetta alla porta, è il prossimo turno quello delle 13.30: altri volti, altre storie sono pronte a entrare. Chissà se avranno un lieto fine.



 
 
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